Intervista a Martina Angelini, addetto stampa della DCF

Lunedì, 22 Marzo 2010

Questa settimana voglio farvi conoscere le idee sul calcio femminile di Martina Angelini,addetto stampa della Divisione Calcio Femminile. Se penso a lei la prima cosa che mi viene in mente è la sua paura di salire sull’aereo..in ogni viaggio con la Lazio era sempre vicino a me,dalla parte del finestrino ma rigorosamente senza guardare. A parte questo simpatico ricordo di Martina posso dire che nel suo lavoro è davvero molto brava e che è una ragazza molto simpatica. Ho voluto intervistarla perché ritengo che lei conosca molto bene il calcio femminile,sotto tutti i punti di vista. Quando vivi una squadra in ogni aspetto (nello spogliatoio,in allenamento,in partita e anche in tribuna)puoi davvero dire di conoscere questo sport.


-Tu hai gia fatto l’addetto stampa di squadre di calcio femminile..
Assolutamente sì, per molto tempo e in tutte le categorie!

-Quali squadre?
La Lazio in Serie A, la Roma in A2 e il Pisa, sia nella vecchia gestione, cioè quando era in Serie A, e poi quando è ripartito dalle serie minori. Attualmente seguo a livello personale anche il Capitano della Nazionale Patrizia Panico.

-Possiamo dire che hai vissuto e vivi il calcio a 360 gradi?
Senza dubbio, è il mio mondo, ormai è diventata una missione: far avere alle ragazze la visibilità e i riconoscimenti che meritano, considerando i sacrifici che fanno.

-Secondo perchè il calcio femminile non riesce a sfondare??
Per prima cosa è un fatto di cultura italiana. Da noi il calcio è lo sport per eccellenza, è difficile concepire che le donne possano giocare a calcio, spesso molto bene! All'estero la situazione è ben diversa, basta pensare agli Stati Uniti, dove il calcio è considerato uno sport “per le donne”, ma senza andare troppo lontano possiamo pensare alla Germania, un Paese dove il calcio maschile è seguitissimo ma che però investe tantissimo nel calcio femminile. Fino ad oggi, invece, i vertici del calcio italiano non hanno mai voluto investire sul femminile.

-E' vero che nel calcio femminile poche ragazze sono etero o sono soltanto voci?
Credo ci siano alcuni pregiudizi infondati su questo tema. Quello principale riguarda la cultura di cui parlavo prima: in molti pensano che una donna che sa giocare bene a calcio deve per forza essere un “maschiacchio”. Invece le donne possono giocare bene a pallone a prescindere dai loro gusti sessuali. Credo che le “nuove generazioni” di giocatrici stiano cambiando rispetto al passato, quando le praticanti erano molto poche. Ci sono ragazze che in campo sono eccezionali, grintose, dure nei contrasti, poi escono dagli spogliatoi con il trucco e la gonna.

-Se si, credi sia una caratteristica di questo sport o esiste ovunque questo "fenomeno"?
Credo sinceramente che nel calcio femminile l'omosessualità ci sia, ma che non sia più diffusa rispetto ad altri sport di squadra. Penso che l'omosessualità faccia parte di tutti gli ambienti, quello dello sport, quello del lavoro... Se chiedete ad un calciatore “hai mai avuto un compagno di squadra gay” ti risponderà sicuramente di no e sinceramente ci credo poco.

-Credi che l'omosessualità influisca in modo negativo sul calcio femminile?
Penso che certe voci siano pericolose soprattutto per i genitori, che spesso non vedono di buon occhio che la loro figlia inizi a giocare a calcio. Credo che per una donna sia più facile instaurare un legame particolare con un'altra donna quando si vive a stretto contatto tante ore al giorno. Credo anche che possa capitare di “avvicinarsi” ad una compagna di squadra, magari anche scambiare questo legame per amore, ma poi più avanti con l'età si capisce che non è la propria strada ma che è stato un momento. Non credo che nessuno possa “influenzare” le scelte sessuali di un'altra persona, alla fine la propria natura emerge per forza.

-Secondo te le calciatrici italiane mostrano una bella immagine di loro stesse come donne oppure hanno atteggiamenti che spaventano i media ad avvicinarsi?
Non credo si possa generalizzare, ci sono calciatrici che danno un'ottima immagine del calcio femminile, sia sul campo che come modo di porsi nei confronti del pubblico e della stampa, altre meno. Ma per esperienza posso dire che ci sono giocatori adorati dai media, perchè intervistarli è un piacere, altri che fanno fatica a mettere insieme tre parole...

-Tutte le società tutelano e curano le proprie atlete dal punto di vista medico?
Non posso parlare per tutte le società, ma sicuramente alcune non mettono a disposizione delle ragazze personale medico altamente qualificato.

-Hai mai vissuto situazioni di discriminazioni del tipo..alcune atlete erano seguite e curate e altre no?
Confesso che, per il mio lavoro, raramente sono entrata in contatto con gli staff medici e comunque non è il mio campo, quindi difficilmente posso giudicare il lavoro degli altri. Ho avuto però la fortuna di lavorare in una società come la Lazio che poteva essere tranquillamente definita una società professionistica, e la squadra aveva completamente a disposizione ottimi medici e fisioterapisti.

-E che alcune fossero strapagate e altre non prendessero neanche un rimborso spese?
Purtroppo è un vizio di molte società, quello di privilegiare le “big”, rispetto soprattutto alle giocatrici “di casa”, che quindi hanno meno spese di spostamenti ecc... Credo però che sia anche un fatto di valore: in tutti gli sport il più forte guadagna di più. Ma è anche vero che un minimo dovrebbe essere garantito a tutte: non ci posso essere atlete che si “arricchiscono” (per modo di dire ovviamente) e altre che per giocare devono anche rimetterci ad esempio i soldi della benzina..

-Cosa faresti tu per far si che tutte le società siano OBBLIGATE a tutelare TUTTE le atlete?
L'obbligo di depositare i contratti in Lega da qualche anno c'è, e finalmente abbiamo visto società penalizzate in classifica per non avere rispettato certi contratti.

-E per OBBLIGARLE a rispettare gli accordi economici?
Le ragazze dovrebbero rifiutarsi di tesserarsi per società che dichiarano sul contratto un importo nettamente inferiore a quello concordato, promettendo magari a voce il resto della cifra, perchè se poi l'accordo non viene rispettato le atlete hanno diritto solo a ricevere quanto depositato in Lega.

-Io sono tra le pochissime persone che ha denunciato ai media e giornali il mancato rispetto di un accordo economico e le mille lacune delle società...credi sia giusto denunciare?
Ricordo bene la battaglia che hanno fatto le ragazze della Lazio per il rispetto degli accordi economici. E' sempre giusto denunciare le società che non rispettano gli accordi ma, ripeto, oggi c'è una tutela maggiore rispetto al passato.

-Quando una squadra non funziona la responsabilità è di tutti..quindi in questo caso se il calcio femm non funziona i responsabili sono i vertici, società e atlete..in che percentuali secondo te??
Credo che la responsabilità sia di tutti, ma soprattutto di chi decide di non investire sul calcio femminile come stanno facendo ormai tutte le Federazioni d'Europa.

-Cosa dovrebbero fare i vertici?
Faccio degli esempi: contro la Francia la nostra Nazionale fino a qualche anno fa vinceva sempre, ma nel 1999 la Federazione Francese ha messo a punto un progetto di sviluppo interessantissimo, lo stesso ha fatto l'Inghilterra, tutti Paesi in cui il calcio femminile cresce a vista d'occhio anche grazie alla collaborazione con le squadre professionistiche maschili che hanno deciso di aprire il settore femminile. Una soluzione da una parte ideale per crescere, dall'altra sicuramente mal vista dalle società attuali, che perderebbero potere.

-Cosa le società?
Le società dovrebbero affidarsi a professionisti: allenatori, medici, preparatori e anche addetti stampa. Solo così il livello potrebbe crescere da tutti i punti di vista. Anche se capisco che le difficoltà siano tante: reperire sponsor, avere a disposizione impianti sportivi adeguati, trovare sul proprio territorio giovani giocatrici da far crescere...

-E le calciatrici?
Le calciatrici devono purtroppo continuare a fare sacrifici, devono lavorare con serietà per migliorarsi sempre e senza avere paura di far valere i propri diritti, sia quelli economici che il diritto di essere seguite da uno staff competente.

-Tu eri nella Lazio l'anno dello scudetto..il calcio femminile era all'apice a livello di bellezza o è più bello ora???(secondo me il livello si è abbassato di nuovo ma potrei sbagliare...)
Rispetto a quegli anni il livello generale si è un po' abbassato, anche se ci sono ancora squadre che giocano un ottimo calcio, come il Bardolino. Credo però (e soprattutto mi auguro!) che sia anche un problema di “ricambio generazionale”. Voglio dire che molte calciatrici della vecchia guardia hanno smesso, e non parlo di Carolina Morace, ma di altre più recentemente: mi riferisco a calciatrici come Federica D'Astolfo, Silvia Fiorini, Adele Frollani, Rita Guarino e tante altre...La storica vittoria dell'Italia all'Europeo Under 19 mi fa essere ottimista sulla capacità del movimento di “rigenerarsi”.

-Meglio i pensanti o i burattini?
Domanda retorica direi... meglio i pensanti, anche se a volte è utile la diplomazia, ma senza rinnegare mai le proprie idee.

-Tu come ti ritieni, pensante o burattino?
Mettiamola così: lavoro in questo mondo da 10 anni, forse se fossi stata più un burattino avrei fatto più carriera. Ma non mi pento di niente.

-E nel CF ci sono più pensanti o più burattini?
E' difficile generalizzare: come nella vita ci sono tanti tipi di persone, alcune che hanno il coraggio di difendere le loro idee, altre che abbassano la testa, seguono la massa e si lasciano comandare.

Non mi resta che augurare a Martina una carriera sempre più importante e complimentarmi con lei per la sua schiettezza e la sua disponibilità a rispondere anche a domande più scomode. Alla prossima settimana!Sempre su www.calcioinrosa.it


Roberta Antignozzi per
www.calcioinrosa.it

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